Wine News Italy | I fine wine di Cina arrivano nei calici d’Italia, con Château Changyu Moser XV e Meregalli
 La Cina è sempre più vicina anche nelle carte dei vini: una  selezione  di quattro referenze di Château Changyu Moser XV, joint  venture tra  Changyu, il produttore privato più grande ed antico di Cina  (nella cui  proprietà c’è anche una partecipazione italiana, con il  Gruppo Illva di  Saronno), e Lenz Maria Moser, uno dei più celebri  enologi e produttori  austriaci, entra a far parte della distribuzione  del Gruppo Meregalli,  una delle realtà storiche e prestigiose della  distribuzione in Italia  dei fine wine. Segnale di un mercato mondiale  davvero senza più confini.  Si tratta della punta di diamante enologica  del Paese del Dragone, che  non è solo uno dei mercati del vino più  interessanti del mondo - in  particolare, per i rossi di cui è il primo  consumatore mondiale - ma è  anche tra i primi cinque Paesi produttori.
 “Questa nuova collaborazione - commenta Corrado Mapelli, Coo Member of Board di Gruppo Meregalli - è   sicuramente un’operazione ambiziosa, a prescindere dal momento, ma è   anche coerente con il nostro obbiettivo aziendale di proporre al mercato   “i migliori vini” delle più rappresentative regioni mondiali di   produzione. È un progetto che consolida la voglia del Gruppo Meregalli   di esplorare anche territori e zone “differenti” che ben si affianca al   progetto di Visconti43, dove, invece, tutta la nostra attenzione è   dedicata al ricco panorama vitivinicolo nazionale”. Château  Changyu  Moser XV è l’azienda di punta in quanto a qualità del Gruppo  Changyu,  che, con 1 miliardo di dollari di fatturato, diversi siti  produttivi per  5.000 collaboratori e 2.500 venditori in Cina, è il più  grande  produttore di vino nel Paese. Il 50% è nelle mani del  management, il 20%  del Governo Cinese, e, nel restante 30%, c’è anche  una presenza  italiana, in capo al gruppo Illva di Saronno.
 Château  Changyu Moser XV è nato per produrre vini di alta gamma, già   distribuiti con successo in altri Paesi, come in Uk. Nei vigneti un   clone di Cabernet Sauvignon dagli acini particolarmente piccoli,   conferisce particolare intensità dei profumi e concentrazione ai rossi.   In cantina la tecnologia molto spinta è finalizzata alla migliore   selezione delle uve. Solo queste, infatti, danno origine ai vini che   prendono il nome dello Château, mentre le altre sono destinate a diverse   aziende del Gruppo.
 Il Gruppo Changyu rappresenta  l’evoluzione della prima cantina, fondata  nel 1832 dal pioniere Zhang  Bishi, un diplomatico cinese d’oltremare.  Come pioniere è Lenz M. Moser  V, quindicesima generazione dei Moser,  famosa famiglia austriaca di  viticoltori, chief winemaker di Château  Changyu “Siamo una  famiglia di pioneri della vitienologia - ha  raccontato Moser nella  presentazione dei vini, a Monza (da Meregalli).  Mio nonno è stato il  primo ad introdurre gli impianti a filare in  Austria, mio padre il  primo a fare viticoltura bio e io il primo ad  andare in Cina per  vinificate un Cabernet Sauvignon in bianco. D’altra  parte, un austriaco  in Cina non poteva che proporre un vino da abbinare  alla “wiener  schnitzel” - scherza - ma con “solo” 250 ettari di Cabernet  Sauvignon,  l’unica soluzione era questa ed è piaciuta”.
 Ed ecco i due  bianchi, Helan Mountain White e il Moser Family White -  primo e unico  Cabernet sauvignon blanc de noir al mondo affinato in  barrique francesi  - entrambi con colore, consistenze e profili gustativi  completamente  inediti. “Per i rossi - ha continuato l’enologo - le  etichette sono  due. Un CabSernet auvignon fresco, in acciaio per un  anno, che  rappresentasse il vero carattere della Ningxia, l’area che ho  avuto la  fortuna di poter scegliere per questo progetto. Siamo a 1.330   chilometri a ovest di Pechino, nel centro della Cina occidentale ai   margini del deserto del Gobi, su un altopiano a 1.100 metri sul livello   del mare, con clima continentale, più di 3.000 ore di sole all’anno ed   estati con temperature diurne tra i 30 e i 35° C, notevoli escursioni   termiche che garantiscono la sintesi di sostanze odorose . Abbiamo   l’acqua pulita del Fiume Giallo che nasce sull’altopiano tibetano e   arriva qui dopo 3000 km di corsa in zone incontaminate. Il secondo,   invece è un Cabernet sauvignon importante, affinato per 24 mesi in   barrique nuove di media tostatura francesi e non solo. Anche in questo   caso alla ricerca di uno stile proprio che mira a competere non con gli   altri vini di eccellenza del Paese del Dragone, ma con i rossi iconici   mondiali, bordolesi, italiani, californiani e australiani”.
 Il  primo è l’Helan Mountain Red, con le migliori caratteristiche  Cabernet  sauvignon, particolarmente concentrato, e il secondo è il  Purple Air  Comes From The Est Red-The Icon, che secondo Moser “aprirà la  strada a  una nuova tipologia di vini Ningxia, dove l’attenzione è  rivolta al  puro piacere di bere”. Quest’ultimo aspetto e la capacità di  competere  con vini di razza italiani a base dello stesso vitigno è stato   confermato in degustazione. “Le due etichette Helan Mountain, bianco e   rosso - ha concluso Marcello Meregalli, alla guida del Gruppo Meregalli -   usciranno a 17-18 euro in enoteca e potranno essere serviti in mescita  a  5-7 euro al bicchiere. I due vini di punta avranno un prezzo ben più   alto, che si posizionerà, opportunamente, un poco più in basso  rispetto  ad altri vini iconici del mondo”. Cioè intorno ai 230-250 euro  per il  Purple Air Comes From The Est Red-The Icon. 
 
                         
            